Il giro del mondo in 80 giorni - di Jules Verne (1872)

Una pagina "ferroviaria"

Testo e disegno gentilmente forniti da un lettore (magari prima o poi riesco anche a ricordarmi chi fosse... Sorry!) Anche la traduzione italiana è significativamente "d'epoca" da una storica edizione Treves del 1887.


[...]
- Il governo inglese è estremamente severo, e con ragione, per questo genere di delitti, - rispose sir Francis Cromarty. - Esso esige, innanzi tutto, che si rispettino le usanze religiose degl'Indù, e se il vostro servo fosse stato preso....

- Ebbene, se fosse stato preso, sir Francis, - rispose il signor Fogg, - egli sarebbe stato condannato, avrebbe scontata la sua pena, e poi sarebbe tornato tranquillamente in Europa. Io non vedo in che questa faccenda avrebbe potuto ritardare il suo padrone!

E qui la conversazione tornò a morire. Durante la notte, il treno valicò i Ghati, passò per Nassik, e la domane, 21 ottobre, si slanciava attraverso un paese piuttosto piano, formato dal territorio del Khandeish. La campagna, ben coltivata, era seminata di borgate, al disopra delle quali il minareto della pagoda teneva il posto del campanile della chiesa europea. Buon numero di piccoli corsi d'acqua, per la maggior parte affluenti o subaffluenti del Godavery, irrigavano quella fertile contrada.

Gambalesta, svegliatosi, guardava, e non poteva credere che attraversava il paese degl'Indù in un treno del Great peninsular railway. Ciò gli pareva inverosimile. Eppure, nulla di più reale! La locomotiva diretta dal braccio di un meccanico inglese e riscaldata da carbon fossile inglese, lanciava il suo fumo sulle piantagioni di cotone, di caffè, di moscato, di garofano, di pepe rosso; il suo vapore si avvolgeva a spirali intorno ai gruppi di palmizi, tra' quali apparivano pittoreschi bungalows, qualche vihari, specie di monasteri abbandonati, e dei templi meravigliosi arricchiti dall'inesauribile ornamentazione dell'architettura indiana. Poi, immense distese di terreni si disegnavano a perdita di vista, delle jungle, nelle quali non mancavano né i serpenti, né le tigri, cui spaventavano i nitriti del treno, e infine delle foreste, tagliate dal tracciato della via, ancora frequentate da elefanti, che con occhio pensieroso guardavano passare il convoglio scapigliato.

Durante quel mattino, al di là della stazione di Malligaum, i viaggiatori attraversarono quel territorio funesto, che fu così di sovente insanguinato dai settarii della dea Kali. Poco lunge si ergevano Ellora e le sue pagode ammirabili, più oltre la celebre Orungabad, la capitale del feroce Oreng-Zeb, ora semplice capoluogo d'una delle provincia staccate dal regno di Nizam. Fu su quella contrada che Feringhea, il capo dei Thugs, il re degli strangolatori, esercitava il suo dominio; quegli assassini, uniti in un'associazione misteriosa, strangolavano, in onore della dea della Morte, vittime di ogni età, senza mai versar sangue, e fuvvi un tempo che non si poteva frugare un luogo qualunque di quel suolo senza trovarvi un cadavere. Il governo inglese ha potuto impedire quelle uccisioni in massima parte, ma la spaventevole associazione esiste sempre e funziona ancora.

Alla mezza dopo mezzodì, il treno si fermò alla stazione di Burhampur, e Gambalesta vi si potè procurare a prezzo d'oro un paio di pantofole, adorne di perle false, che egli calzò con un sentimento evidente di vanità.

I viaggiatori fecero colazione rapidamente e ripartirono per la stazione di Assurghur, dopo di avere per poco costeggiato la sponda del Tapty, fiumicello che va a versarsi nel golfo di Cambaia, vicino a Surate.

È opportuno far conoscere quali pensieri occupassero allora la mente di Gambalesta. Fino al suo arrivo a Bombay, egli avea creduto e potuto credere che le cose non andrebbero più in là. Ma ora, da quando correva a tutto vapore attraverso l'India, un voltafaccia era avvenuto nella sua mente. La sua indole gli ritornava al galoppo. Sentiva rinascere le idee fantastiche della sua giovinezza, pigliava sul serio i progetti [...]


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